L’arte di non scegliere: guida pratica al lamento eterno

Ah, il vecchio adagio “tutti i politici sono uguali”, una filosofia di vita che si sposa perfettamente con l’arte di lamentarsi senza mai muovere un dito. Certo, perché prendere parte alla politica, anche solo con un voto, sarebbe troppo impegnativo. Meglio stare alla finestra, braccia conserte, scuotendo la testa e commentando con aria saccente: “Tanto non cambia niente”.

Dopotutto, perché mai interessarsi? Vuoi mettere la soddisfazione di dire “ve l’avevo detto” ogni volta che qualcosa va storto? Partecipare significherebbe sporcarsi le mani, magari anche assumersi un minimo di responsabilità, e chi ne ha voglia? È molto più comodo dire che il sistema è irrimediabilmente corrotto e lasciare che altri decidano. E se le cose peggiorano? Meglio ancora, così ci si può lamentare di più.

E poi, vuoi mettere la coerenza? Non votare e poi lamentarsi della classe politica è un’arte che pochi sanno padroneggiare con tale maestria. Chi critica i politici e il sistema senza far nulla per cambiarlo è, in fondo, un vero esteta dell’inazione. Ma attenzione: non sono qualunquisti! Loro hanno capito tutto. E tu, che magari vai a votare sperando in un cambiamento? Ingenuo, povero illuso.

Alla fine, forse hanno ragione loro: tanto non cambia mai nulla… tranne il prezzo della benzina, le tasse, i servizi pubblici, i diritti civili, le pensioni, la sanità. Ma sai com’è, sono dettagli.

Redazione

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