Una frase sempre più presente negli ultimi anni afferma che “i giovani non hanno voglia di lavorare”. A quanto pare si scova, invece, l’eccezione (che non conferma la regola). Un ragazzo a Torino s’è fatto notare perché, a soli 21 anni, è riuscito a guadagnarsi la cattedra vincendo il concorso. Questa è la storia del professore Roberto Colletti (classe 2003).
«Una volta finite le scuole superiori – spiega l’interessato – ho iniziato a mandare le MAD (Messa a disposizione) ma nessuno m’ha chiamato perché il mio punteggio è risultato nullo. Io, però, ho sempre avuto l’ambizione d’insegnare e, crescendo, mi sono ritrovato una grande passione per la grafica. Il problema è che disponevo “soltanto” del del diploma».
– Come s’è evoluta, allora, la situazione?
«Mi sono messo a lavorare in un’azienda e, contemporaneamente, mi sono iscritto al TFA (Tirocinio Formativo Attivo) presso l’Università di Torino. Sono riuscito entro ottobre 2022 ad acquisire i 24 CFU (Credito Formativo Universitario) richiesti per insegnare attraverso esami online».
«Mentre lavoravo è uscito un concorso ordinario con i fondi PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) con la mia classe inclusa. Ho deciso di partecipare e, alla fine, ho superato la prova. Sono venuto a conoscenza della notizia ad agosto, con i loro tempi burocratici ed a settembre mi sono trovato con la cattedra da insegnante in grafica e comunicazione multimediale, all’Istituto d’istruzione superiore “Erasmo da Rotterdam” di Nichelino, nel Torinese. Per quest’anno abbiamo il contratto di lavoro a tempo determinato con abilitazione ma, una volta svolto e completato, verremo regolarizzati».
«Il mio sogno è sempre stato quello d’insegnare – sottolinea il neo professore – ma non ho mai voluto fare solo questo. Se facessi solo l’insegnante infatti, non mi sentirei appagato. Lavoriamo 18 ore a settimana e, quindi, il resto del tempo va dedicato a qualcos’altro d’importante. Sto pensando d’aprirmi una partita Iva o di fare delle grafiche a pagamento. Ho varie opportunità da vendere nelle ore extra scolastiche grazie alla materia che insegno. Ad esempio, ho un canale su YouTube che si chiama “Inside Infinity Italia” ed ho circa 300mila iscritti. La creazione di questo canale mi permette di studiare algoritmi e video sull’intelligenza artificiale».
– Fai un lavoro che è in contatto con giovani che hanno pochi anni meno di te. Nonostante questo, riesci a far valere la tua autorevolezza d’insegnante?
«Certo, mi faccio rispettare assolutamente. Il primo giorno mi sono fatto presentare dai colleghi che conoscevano già i ragazzi delle mie classi e grazie a loro sono riuscito a guadagnare un rispetto reciproco».
– Ti sei chiesto se, alla tua età, sei in grado di gestire la classe? Pensi d’avere le caratteristiche d’insegnante?
«Un professore deve essere empatico. – risponde sicuro Colletti – Deve esserci per forza da parte del professore verso i ragazzi. Poi serve autorevolezza, cioè una forma di distacco, altrimenti non viene riconosciuta la figura di ruolo. Con queste premesse si crea una sorta di barriera tra il professore ed i ragazzi. Poi, serve tanta voglia di fare, di provare a trasferire certi progetti pure all’esterno delle mura scolastiche, con l’iscrizione a concorsi o bandi per mostrare agli studenti come funziona il mondo esterno. Bisogna farli pensare in grande, stimolandoli per migliorarne le qualità e aumentandone l’autonomia. Io, giovane, sono convinto d’inculcare tutte questi aspetti nei ragazzi».
– Hai notato differenze, in ambito scolastico, nel passaggio da studente ad insegnante?
«Da studente non comprendevo bene alcuni miei professori. Adesso noto quanto i miei colleghi dedichino tanto tempo agli alunni. Una cosa che mi secca da quando insegno è, decisamente, la burocrazia. Organizzare l’uscita d’una classe, ad esempio, fa passare giorni tra moduli e autorizzazioni. Si potrebbe procedere con la digitalizzazione, lasciando perdere il cartaceo ormai obsoleto».
Alessandro Beccalossi