Il Lazio approccia al Vinitaly in maniera monumentale
Il grande impegno della Regione Lazio e di Arsial per riuscire a trasmettere i valori qualitativi di una viticoltura in grande crescita
Presso il Tempio di Vibia Sabina e Adriano, in Piazza di Pietra, alla presenza del Presidente della Regione Francesco Rocca e del Commissario Straordinario di Arsial Massimiliano Raffa, è stata presentata la partecipazione del Lazio all’edizione 2025 del Vinitaly.
All’appuntamento moderato dal giornalista Rai Rocco Tolfa, erano presenti anche il Presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti e l’Assessore al Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare della Regione Lazio Giancarlo Righini, il Presidente Federico Bricolo per Verona fiere Spa e il Presidente di Gambero Rosso Paolo Cuccia, insieme al Presidente della Fondazione Italiana Sommelier e di Bibenda Editore, Franco Maria Ricci.
Quest’anno il compito di rappresentare la qualità della viticoltura Laziale sarà affidato a 59 aziende vitivinicole e 3 consorzi di tutela: Roma DOC, Cesanese del Piglio DOCG e Frascati.
Il nuovo padiglione ampliato rispetto alle precedenti partecipazioni, si ispira agli antichi acquedotti romani in un layout che fonde armonicamente elementi dell’architettura monumentale romana e contemporaneità. Della stessa ispirazione concettuale anche il claim scelto per questa edizione “Lazio Monumental Taste”.
Sarà strutturato su due livelli e in quello superiore troveranno spazio l’area stampa e due sale adibite agli approfondimenti tematici, oltre che un’area dedicata alla ristorazione
Fitto il calendario di attività studiato per coinvolgere esperti, appassionati e operatori del settore, con le masterclass curate dalla Fondazione Italiana Sommelier e dal Gambero Rosso e dedicate ai vini e ai consorzi presenti alla manifestazione.
Spetterà a loro proporre anche il percorso enogastronomico tra abbinamenti ed eccellenze, che verrà aperto dallo chef Doriano Percibialli, de La Locanda Dorica a Velletri (Rm). Previsto anche il Pinsa Party, evento in programma la sera del 6 aprile, che vedrà protagonista la vera Pinsa Romana. Tanti anche gli incontri tecnici B2B tra buyer e produttori, volti a favorire occasioni di sviluppo commerciale per le Aziende del settore.
Questa edizione ancor più delle precedenti, avrà il compito di accendere i riflettori sulla viticoltura Laziale cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni e che oggi con 3 DOCG, 27 DOC, 6 IGT e 37 vitigni autoctoni, 18.000 ettari di superficie vitata e oltre 400 cantine attive e una produzione 2024 di 730.000 ettolitri di vino, è cresciuta del 64% rispetto al 2023, reclamando fortemente l’attenzione del pubblico.
Non tanto per i numeri ma per il valore attuale dei vini, distante anni luce se paragonato a quelli di qualche lustro fa, soprattutto nei bianchi che finalmente, grazie alla nuova generazione di produttori, riescono a capitalizzare la ricchezza del grande suolo vulcanico laziale e le sue condizioni pedoclimatiche ideali.
Per il Lazio il limite, se così si può dire, di partecipare a una grande manifestazione internazionale come questa è che non permette di rendere a pieno il quadro qualitativo del panorama vitivinicolo del Lazio.
Insieme alle Aziende e ai consorzi presenti, che ben rappresenteranno la forza complessiva di una filiera volta negli anni a crescere sempre più sia a livello tecnico che imprenditoriale, purtroppo manca l’apporto di tutte quelle piccole Aziende per le quali investire in una partecipazione al Vinitaly è economicamente difficoltoso per diversi motivi.
Eppure, soltanto un mosaico composto tra le prima e la seconda tipologia di Aziende, sarebbe in grado di fotografare l’effettiva realtà qualitativa di una viticoltura che progredisce di anno in anno. Sarebbe bello riuscire a portarla in un grande evento internazionale come il Vinitaly, scatenando nel pubblico un vortice di percezione qualitativa tra Aziende più strutturate e piccole realtà capace di portare giovamento ad entrambe. Chissà che in futuro una qualche formula riesca a renderlo possibile.