Carota, Bastone e Matrioske: Trump, Putin e la Farsa della Pace

L’eterno miraggio della stabilità globale


Carota, Bastone e Matrioske: Trump, Putin e la Farsa della Pace

Quando la diplomazia si fa a colpi di sanzioni e tweet, il mondo osserva, sospira… e si prepara all’ennesimo disastro annunciato.

C’era una volta, in un mondo governato da tweet e testate missilistiche, una strana coppia: Compare Orso e Compare Lupo, alias Russia e Ucraina, con lo zio Sam a fare da padrino non richiesto e piuttosto invadente.

Mentre il conflitto sul campo infuria, sul palcoscenico della geopolitica va in scena un altro spettacolo: la tragicommedia delle trattative Trump-Putin. Una narrazione mutevole, a metà tra soap opera e reality show, dove la sceneggiatura cambia ogni giorno ma il finale resta un miraggio.

Dopo aver “risolto” (almeno a parole) il problema delle terre rare, Trump ha rispolverato il suo repertorio preferito: la diplomazia da show televisivo. Prima l’amore, poi il pugno di ferro. L’abbraccio e poi la sberla. Ma dall’altra parte del tavolo, Putin – esperto regista di drammi internazionali – recita con consumato cinismo: bombarda, smentisce, rilancia, e si presenta ai colloqui con il ghigno di chi sa bene che nessuno ha davvero il coraggio di cacciarlo dal casinò.

Nel frattempo, a Washington, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha confezionato l’ennesimo pacchetto di sanzioni, impacchettato come un regalo di Natale fuori stagione. I bersagli? Sempre gli stessi: banche, energia, Gazprom (per la ventesima volta) e qualche oligarca con la passione per yacht e democrazie fragili.

Ma attenzione: il pacchetto è ancora in frigo, in attesa del timbro di approvazione di Trump. Tutto è nelle mani del “deal maker” per eccellenza, che riflette sul da farsi alternando buche da golf e dirette su Truth Social.

L’economia globale, intanto, osserva e prende appunti. E inizia a tremare. Perché se Trump decidesse di dire “basta giochi”, le sanzioni secondarie (cioè colpire anche chi commercia con Mosca, tipo Cina e India) potrebbero trasformare un conflitto regionale in un terremoto finanziario globale.

I flussi di petrolio e gas? A rischio. I mercati? In delirio. Il rublo? Ha già visto tempi migliori. Il dollaro? Sempre forte, ma anche lui ha un limite di sopportazione.

E se le trattative fallissero davvero? Nessun problema, almeno per lo show: si aprirebbe il secondo atto del dramma. Trump, mai a corto di effetti speciali, potrebbe scaricare Putin in mondovisione e rievocare la Guerra Fredda con tanto di musiche epiche e montaggi da blockbuster.

Zelensky, dal canto suo, si stringerebbe ancora di più agli Stati Uniti, mentre l’Europa farebbe ciò che sa fare meglio: emettere dichiarazioni preoccupate e convocare vertici straordinari.

Insomma, la pace è sempre “un’opzione sul tavolo”… proprio accanto a un candelotto di dinamite. E tra una carota sfilacciata e un bastone consumato, Putin continua a giocare con la miccia, mentre Trump si prepara a trasformare tutto in un nuovo episodio della sua saga preferita: “L’Apprendista Geopolitico”.

Morale della favola?
Sarà dura. Non basterà una stretta di mano davanti ai fotografi per ricucire un mondo che, da tempo, ha perso la voglia di pace.

Giuseppe Arnò

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