Carlo Ancelotti è atterrato a Rio de Janeiro tra cori, bandiere e speranze: il primo straniero a guidare la Seleção promette un connubio esplosivo tra tattica europea e magia verdeoro.
RIO DE JANEIRO — È atterrato domenica 25 alle ore 20:45 al Galeão (Aeroporto Internacional Tom Jobim) accolto come una divinità del calcio. Carlo Ancelotti, per i brasiliani già “Lancellotti”, ha fatto il suo ingresso nella patria del futebol bailado sotto una pioggia di flash, cori e applausi. Ad attenderlo, un’onda gialla e verde di tifosi entusiasti, molti dei quali lo definiscono o salvador da pátria. In Brasile, il calcio è religione, e l’arrivo del “mister dei miracoli” ha assunto i toni di un pellegrinaggio collettivo.
Scortato dalla famiglia, il corteo diretto alla Barra da Tijuca ha raggiunto l’Hotel Hyatt, quartier generale provvisorio del nuovo Commissario Tecnico. Lunedì, alle 15 in punto, è andata in scena la presentazione ufficiale: tra sorrisi, strette di mano e un portoghese ancora titubante, Ancelotti ha annunciato la lista dei convocati per le prossime sfide contro Ecuador e Paraguay, decisive per la corsa a Qatar 2026.
Un matrimonio tra culture calcistiche
Quello tra il tecnico di Reggiolo e la Seleção è un sodalizio che promette scintille. Vincitore di tutto – dalla Champions League alla Coppa del Mondo per Club – Ancelotti porta in dote un curriculum che parla da sé: gestore di spogliatoi galattici, esperto nel bilanciare ego e talento, architetto di squadre armoniche ed efficaci.
Ma riuscirà a coniugare il pragmatismo tattico europeo con l’estro e l’anarchia creativa del calcio brasiliano? È la domanda che tutti si pongono. La sfida non è solo sportiva: è culturale, quasi antropologica. Mai prima d’ora la nazionale verdeoro era stata affidata a un tecnico straniero. La scelta, storica e rivoluzionaria, è un segnale di apertura e autocritica: dopo anni di risultati deludenti, il Brasile cerca nel genio italiano una nuova via alla vittoria.
L’Italia nel cuore del Brasile
L’eco dell’arrivo di Ancelotti si fa sentire anche nella comunità italiana in Brasile. Per gli oltre 30 milioni di brasiliani con origini italiane, il nuovo CT rappresenta un legame emotivo e identitario. Non a caso, si vocifera che il 2 giugno – Festa della Repubblica – il mister possa essere ospite d’onore ai festeggiamenti ufficiali organizzati dal Consolato Generale. Sarebbe un simbolico abbraccio tra due nazioni unite dalla passione per il calcio e dal sangue misto delle loro genti.
Il futuro inizia ora
Ora la parola passa al campo. La doppia sfida con Ecuador e Paraguay sarà il primo banco di prova. Gli occhi del mondo saranno puntati sulla panchina verdeoro, dove siederà per la prima volta un uomo che ha fatto della calma e della competenza il suo marchio di fabbrica.
Il Brasile sogna il sesto titolo mondiale. E se a guidarlo fosse proprio un italiano, magari destinato a incrociare di nuovo il cammino dell’Italia in finale… beh, sarebbe poesia. O, come direbbero da queste parti, futebol arte.
Da Rio de Janeiro, per voi, con l’anima divisa tra due bandiere.
Redazione
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